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Često Vycpálek un uomo buono , un grande tattico, un grande allenatore



Leale, comprensivo, cordiale con tutti: un eroe impossibile da dimenticare, uomo all’antica ma allenatore moderno cosi lo definiva qualcuno. dopo una bella carriera da calciatore il ruolo di allenatore alla guida di Juventus e Palermo, società che lo ricordano come colui che preferiva la persuasione al comando, una personalità al di fuori del comune, entrata di diritto nella ristretta elite dei piu' grandi a Torino come a Palermo.

Nato a Praga all’indomani della prima guerra mondiale e gia' da bambino col pallone nel cuore, trascorre intere giornate insieme ai suoi amici al Parco della Stromovka a tirare calci e a divertirsi con i suoi amici, il primo palcoscenico in cui mostrare le sue doti tecniche infatti già da piccolo incanta con giocate di classe eccelsa stupendo il padre che ovviamente sogna di vederlo giocare con la maglia della sua squadra del cuore lo Slavia Praga, la seconda squadra della capitale cecoslovacca dopo lo Sparta che insieme seguono tutte le domeniche allo Stadio Spartan, passione mal digerita dalla mamma che al contrario di Cesto vorrebbe si diplomasse .

Čestmír inizia a frequentare la scuola elementare e a all’età di 10 anni passa alle giovanili dello Slavia. In realta' a scuola va bene e supera a pieni voti prima il ginnasio e poi l’Accademia Commerciale, diplomandosi come auspicato dalla madre, ma conclusa la scuola, viene aggregato in prima squadra, per la gioia di suo papà grazie alle sue doti tecniche impressionanti: gran controllo di palla, una notevole visione di gioco e soprattutto un’intelligenza tattica al di fuori della norma.


Nel 1941, viene mandato a farsi le ossa allo Židenice, squadra di Brno, partecipando all’impresa della salvezza grazie alla straordinaria media realizzativa di 19 gol in 19 incontri disputati. L’anno successivo torna a vestire la maglia dello Slavia, con cui conquista il titolo, collezionando 36 presenze e 15 gol. Tutto sembra andare nel verso giusto, ma la tragedia della guerra e del nazismo per lui sono dietro l'angolo e non mancheranno di segnarne la giovinezza.

Nell’ottobre 1944, Čestmír viene internato nel lager di Dachau in Baviera. Qui vive il periodo più triste della sua vita, come racconta lui stesso. «Ero uno scheletro vivente con una casacca a righe, che stringeva il filo spinato del campo di concentramento. Solo chi è passato attraverso queste esperienze, può capire che valore ha la vita e non impressionarsi più di nulla». Čestmír però ce la fa a sopravvivere e nell’immediato dopoguerra torna ad indossare la maglia dello Slavia. Nello stesso anno esordisce anche in Nazionale, della quale diventa un punto fermo per anni.

Nel 1946 lo nota, fra i giovani dello Slavia, il segretario generale della Juventus Artino, il quale si innamora del suo talento e lo porta a Torino. Il mister Cesarini lo fa esordire il 6 ottobre 1946, contro il Milan e Vycpálek impressiona subito tutti i tifosi bianconeri realizzando all’esordio un assist e la rete del momentaneo 2 a 3 (l’incontro finirà sul risultato di 3 a 3). In quella stagione, la Juventus arriva al secondo posto; Cesto colleziona 27 presenze e 5 gol, prima del trasferimento al Palermo. Qui si consacra definitivamente, conquistando anche due record: è il primo giocatore straniero in Serie A sia ad aver indossato la fascia da capitano che ad aver realizzato una tripletta (23 ottobre 1949, il Palermo batte 3 a 0 la Roma). Resta al Palermo per cinque stagioni, accumulando 143 presenze e 23 gol, una parentesi al Parma poi nel 1958, all’età di 37 anni, decide di appendere le scarpette al chiodo, per vestire i panni di allenatore.

Nonostante l’iniziale progetto di tornare in patria una volta terminata la carriera di calciatore, alla fine preferisce stabilirsi in Italia e accetta la proposta di diventare l’allenatore del Palermo, con cui raggiunge subito la promozione in Serie A. Poi, dopo un improvviso esonero, la sua carriera prosegue provvisoriamente nelle serie minori: Siracusa, Valdagno, Juve Bagheria e Mazzara del Vallo.

Intanto arriviamo al 1968, quando l’Armata Rossa soffoca la “Primavera di Praga” e occupa la Cecoslovacchia. Fu proprio in quell’anno che Vycpálek viene raggiunto a Palermo dal giovane Zdeněk Zeman, figlio della sorella di Cesto, che lo segue nella attività di allenatore.

Nei primi mesi del 1971 Čestmír viene chiamato dall’amico ed ex compagno di squadra, Giampiero Boniperti ad allenare gli Allievi della Juve , non passano che pochi mesi e Cesto si trova improvvisamente a guidare la prima squadra dopo il forfait di Armando Picchi, costretto a lasciare per una grave malattia.

La prima stagione da allenatore della Juventus termina con il 4° posto in campionato e con la finale di Coppa delle Fiere, persa contro il Leeds.

Nella stagione successiva, Vycpálek con l'aiuto della societa' mette suì una grande squadra e conquista lo scudetto con un punto di vantaggio su Milan e Torino. Successo bissato la stagione seguente con un’altra vittoria. Questa volta la Juventus vince il tricolore al cardiopalma, grazie al gol di Cuccureddu negli ultimi istanti della stagione sul campo della Roma e alle contemporanee sconfitte del Milan in casa del Verona e della Lazio contro il Napoli. Ma non è tutto: sempre nella stagione 1972/1973, i bianconeri arrivano ad un passo dalla conquista della Coppa dei Campioni, arrendendosi solo nella finale di Belgrado con l’Ajax di Cruijff. Vycpálek lascia così la panchina della Juve a Carlo Parola, diventando talent scout e in quel ruolo nel 1989 porta alla Juventus, dal Messina, Toto Schillaci, che appena un anno dopo entusiasmera' la nazione nei mondiali di Italia 90.

Cesto muore il 5 maggio 2002 nel giorno del 26° scudetto dei bianconeri, anche questo in rimonta proprio come quello del 1973. Ancora oggi a Torino, sponda bianconera, e a Palermo lo ricordano come un eroe.

Nel 2014 gli è stato dedicato il piazzale antistante lo Stadio Renzo Barbera di Palermo nel ricordo di un grande uomo che è riuscito ad entrare in punta di piedi nella storia del calcio italiano oltre che della nostra Juve.



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