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" con Pablito el goleador.... Son tutti figli di Bearzot, aha. Son tutti figli di Bearzot, Da Da Da.

Ieri notte è venuta a mancare una leggenda del calcio Italiano e della nostra Juventus, è morto Paolo Rossi, francamente io non riesco a crederci neppure ora , certi eroi specialmente quando conservano non solo nell’immaginario collettivo ma anche nella realta’ lo stesso aspetto giovanile di un tempo diventano quasi immortali e forse anche perche’ li vedi con gli occhi del ragazzino che eri rimangono quasi identici ad allora, quasi inattaccabili dai segni del tempo esattamente come io me lo ricordavo negli anni ottanta, lo stesso Pablito del Mundial di Spagna e di quella formidabile nazionale guidata da Bearzot che tanto mi fece godere quella magnifica estate dell'82.

Pablito, lo si ricorda principalmente per le sue prodezze e per i suoi gol al Mondiale 1982 dove, oltre a vincerlo, si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere e nello stesso anno vinse anche il Pallone d’oro (terzo italiano ad aggiudicarselo) Rossi occupa fra l'altro la 42esima posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del ventesimo secolo pubblicata dalla rivista World Soccer.

Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione, è risultato 12º nell‘UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti. Insieme a Baggio e Vieri detiene il record italiano di marcature nei Mondiali a quota 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere di quest’ultima competizione e il Pallone d’oro.


Pablito nacque a Santa Lucia di Prato il 23 settembre 1956 e approdo' al calcio professionistico giocando nel ruolo di ala destra con la Juventus; dopo aver subito tre operazioni al menisco passo' in prestito al Como. La svolta della carriera avvenne con il trasferimento in comproprietà al Lanerossi Vicenza; qui l’allenatore Fabbri scopre le sue potenzialità di attaccante veloce e tecnico; Rossi è abilissimo negli spazi stretti dell’area di rigore e dotato di una grande intuizione per il gol, qualità che proprio in suo onore venne battezzata come “fiuto del gol”.

Nella stagione 1976-1977 Paolo Rossi trascina il Vicenza alla promozione in Serie A; nella stagione seguente è protagonista con la sua squadra di un inaspettato secondo posto nel massimo campionato. Vince il titolo di capocannoniere con 24 reti segnate e viene selezionato a furor di popolo dal Commissario Tecnico della Nazionale Enzo Bearzot, per far parte della spedizione ai mondiali argentini del 1978, dove dimostrerà di essere una delle rivelazioni del torneo.

Il Lanerossi Vicenza e la Juventus non trovano un accordo sulla proprietà del calciatore e devono ricorrere al sistema della buste. La notizia sembra clamorosa: la proprietà passa alla squadra vicentina che offre circa 2.7 miliardi di lire. In quel momento Paolo Rossi è il giocatore di maggior valore del calcio italiano. L’anno successivo il Vicenza retrocede in serie B; nella stagione 1979-80 Rossi passa in prestito al Perugia. Qui la sua immagine viene macchiata nello scandalo del calcio scomesse e squalificato per tre anni. Il ricorso in appello ridurrà la pena a due anni.

La squalifica termina proprio in vista del mondiale di Spagna 1982. La sua convocazione desta scalpore nell’opinione pubblica. Nelle prime partite Paolo Rossi è in ombra, come del resto tutta la squadra. Solo nelle fasi finali, come anticipato, Rossi si dimostra assoluto protagonista: segna 3 goal contro il Brasile, 2 reti in semifinale contro la Polonia e una storica rete in finale contro la Germania. È lui il capocannoniere del torneo planetario. Questo straordinario risultato gli vale il soprannome di “Pablito”.


Da lì a poco sarà scelto come vincitore del Pallone d’oro 1982. Tornato al calcio italiano, Rossi gioca tre anni con la Juventus vincendo ancora molto: una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale. Poi passa al Milan e in al Verona. Qui chiude la carriera a soli 31 anni a causa del fatto che il suo fisico in carriera ha dovuto subire molti infortuni.

Rossi pensò di lasciare il paese a seguito della squalifica: «Provavo disgusto per il calcio. Ho pensato di andar via dall'Italia, di smettere. Dissi: "Non mi vedrete più in nazionale". Mi diedi all'abbigliamento sportivo, con Thoeni. Le cose peggiori? Il sospetto della gente, quegli sguardi... e le notti del sabato, sapendo che al risveglio non c'erano partite ad aspettarmi». Sandro Mazzola, all'epoca dirigente dell'Inter, si interessò subito a lui, ma all'ultimo momento si tirò indietro. Boniperti ritornò a interessarsi al giocatore e riuscì, stavolta, a portarlo con sé in bianconero, nonostante i dodici mesi di squalifica ancora da scontare. Rossi ricordò così la fiducia del presidente della Juventus: «Boniperti mi chiamò: "Verrai con noi in ritiro, ti allenerai con gli altri, anzi più degli altri". Mi sono sentito di nuovo calciatore. La lettera di convocazione adesso farebbe ridere. Diceva di presentarsi con i capelli corti, indicava cosa mangiare e cosa bere. Boniperti era un mago in queste cose. Quando arrivai mi disse: "Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo". Mi sono sposato a settembre. L'avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un po' spinto. Comunque devo ringraziare lui, Trapattoni e Bearzot».

Rossi con la maglia della Juventus il 2 maggio 1982, di nuovo in campo dopo la fine della squalifica.

Frattanto, in questo periodo di forzata lontananza dal calcio italiano, per Rossi parve profilarsi la possibilità di un approdo nel soccer nordamericano. Sul finire del 1980 scese infatti in campo con i Buffalo Stallions, franchigia statunitense allenata da Adolfo Gori, per un'amichevole preparatoria al locale campionato indoor.

La pena relativa al Totonero terminò nell'aprile 1982, sicché Rossi fece in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato con la Juve realizzando anche un gol all'Udinese e conquistando così lo scudetto, il 20º nella storia del club torinese.

Il suo ritorno fu commentato così dal giocatore: «Non ricordavo più l'emozione di una partita vera. Due anni di silenzio mi hanno maturato. Proprio in questo momento mi dico: non c'è solo il calcio». Alla fine dell'anno solare, dopo aver vinto il Mondiale di cui fu anche capocannoniere, Rossi fu insignito del Pallone d'oro, terzo italiano a riuscirci dopo Gianni Rivera e Omar Sívori. In quell'anno si recò da Boniperti per farsi rinnovare il contratto: a proposito della necessità di allevare i figli, Rossi chiese al presidente di aumentargli lo stipendio e a questa frase Boniperti si infuriò con il giocatore, rifiutandosi di firmargli il contratto; alla contestazione di Rossi si unirono anche i compagni Tardelli e Gentile, motivo per cui, dopo qualche anno, Boniperti deciderà di cederli a loro volta.

Lasciato il calcio Paolo Rossi rimane a Vicenza dove inizia un’attività di imprenditore edile, in società con l’ex compagno di squadra Giancarlo Salvi. Nel 2002, a vent’anni di distanza dal campionato mondiale che l’ha consegnato alla storia, Paolo Rossi pubblica la sua biografia dal titolo Ho fatto piangere il Brasile.

Ci sono due matrimoni e tre figli nella vita privata dell’ex attaccante azzurro: dalle nozze con Simonetta Rizzato, è nato il primogenito Alessandro. Dopo il divorzio dalla prima moglie, Rossi si è sposato con la giornalista Federica Cappelletti (nel 2010). La coppia ha avuto due figlie: Maria Vittoria e Sofia Elena.


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